Questo sito prevede l'utilizzo di cookie. Continuando a navigare si considera accettato il loro utilizzo. Ulteriori informazioni

EvAdamo To Hell

 

Il progetto parte dalla più inquieta e interminabile tra le ricerche umane: quella di un Paradiso Perduto che possa redimere, curare, salvare o liberare le nostre labili esistenze. Un viaggio, il suo, che si infrange in una desolata realtà post-moderna che poco spazio lascia all'immaginazione. Immagine e concetto si stagliano di fronte ai nostri occhi, senza compromessi, senza mezzi termini.

Esseri umani in atteggiamenti difensivi contro una Natura maestosa e assoluta, scagliati contro muri della vergogna, alti sotto la luce della redenzione, castrati dentro armature di carne, paralizzati di fronte a colossi industriali, abbandonati in deserti freddi, fieri e coscienti in un angolo buio d'infinito, in punta di piedi sul mondo, increduli e sorridenti, orgogliosi e combattivi, pieni di dubbi e certezze nello sfidare un destino avverso e implacabile. Responsabili e spesso autori del proprio infausto destino e del proprio tempo, con passione e con rabbia. Ferro, cemento, polvere, sabbia, neve, roccia, fango e zolle aride: archeologia industriale e natura scarificata. Grigio, ocra, bronzo, nero, ruggine, sangue, bile e metallo: decadenze cromatiche e bagliori di salvezza. Imprigionati nella solitudine di un territorio arido e lunare, Eva e Adamo, prototipi di un'umanità imperfetta e mancante, vengono rappresentati in un Eden postmoderno, nella desolazione di un paesaggio urbano come nuova trincea dell'essere, un Paradiso Perduto che è divenuto Inferno.

Ed è dalla cacciata degli indegni dal paradiso salvifico che nasce la rivincita umana: non vi è più bellezza in quel giardino incantato, la bellezza è qui, tra le rovine. Non vi è felicità per i rinnegati, ma inquietudine riconosciuta, consapevolezza in un mondo lacerato. Come nel racconto biblico, l'essere umano arriva a toccare e distruggere quel sogno a colori pastello, così distrugge anche la natura viva: appena sfiorata viene dilaniata, trasformata in un desolato squarcio post-industriale. Macerie di un mondo ormai sfinito, spoglio, esanime.

E allora la speranza, la speranza di ritrovarsi attraverso anche la nudità senza peccato. Un peccato che svanisce con la consapevolezza del corpo, nei suoi limiti, desideri, potenze e carenze, in un processo di crescita, maturazione e percezione del sè. Corpi nudi difesi da un abbraccio, in gabbie cerebrali che ci rendono prigionieri di noi stessi. La purezza di una carnalità senza sesso, l'onestà di un corpo senza maschere, scagliato nel buio, senza timori. La fierezza dell'essere, la coscienza dell'essere, l'innocenza dell'essere. Corpi graffiati, assorti, assenti, fieri, contorti, barricati, corpi in trincea, consapevoli di un lutto dell'anima che tenta di redimersi.

Eva e Adamo all'Inferno, un Inferno in cui hanno scelto di regnare. Da reietti di un Eden tanto agognato quanto sopravvalutato, ad esseri orgogliosi dell'Inferno che vivono. Nel Cielo l'Inferno e nell'Inferno il Cielo: questa, la realtà che l'uomo ha imparato ad accettare.

Testo di Romina Bicicchi
Romina Bicicchi si è laureata in Filosofia all'Università di Pisa e diplomata come Editor presso la Scuola di Editoria di Firenze. Collabora con alcune case editrici italiane come Minimum Fax, Rusconi Libri Spa, Melville Edizioni, Edizioni Theoria e UTET ed è autrice di molti saggi critici su Nietzsche, Freud e la Storia della filosofia contemporanea. Si occupa di tematiche relative alla filosofia del linguaggio e alla scrittura filosofica di Sartre e Nietzsche.